Immaginati un quanto. Cosa? Un quanto. Ma dove? No, dico, immaginati un quanto. Un quanto! Una particella quantistica. Un subatomo, il minimo comune denominatore dell'immaginazione: un quanto. Immaginati questo quanto, quindi, che viaggia, che attraversa lo spazio e il tempo, un quanto solingo che solca l'universo, anzi no, gli universi e gli spazio-tempo perché mica ce ne sta uno solo di universo. E no, caro mio, altrimenti sarebbe tropppo semplice. Un quanto attraversa l'universo. Facile, vero? Troppo! Gli universi invece son tanti, milioni di milioni, universi che si percolano l'un l'altro, si fondono, si attraversano e mischiano il quando e il dove. Immagina questo quanto che va. Quanto ti fermi? Ma sai, poco. Quanto, ti fermi? Poco ti ho detto. Ho da fare. Quanto! Fermati! No! E così il quanto va, senza catene. Vai pure se devi andare, non sarò di certo io a fermarti, quanto. Dove? Eh? Chi? Il quanto! Vabbè, lascia perdere. E intanto va il quanto al largo, dicevo, finché non trova quanta. Quanta? Tanta, fidati. Immaginati anche quanta, anche lei, che si è attraversata i suoi bei universi, i suoi bei spazio-tempo, i suoi bei rompicoglioni, e incontra quanto. Dove? Dio, ma sei scemo? No, no, non era una critica anti-creazionista, era solo un intercalare. Un quanto e una quanta si incontrano, immagina, in un quando e dove definito ma aprioristicamente indefinibile dell'universo, degli universi, e gioco di squardi di lui e far finta di niente di lei e insistente sguardo di lui e lei che si volge a lui sghemba e scosta i capelli mostrando alquanto il bel collo, e quanto, insomma, è lì, carico come un elettrone e lei lasciva come un atomo di idrogeno e boom! Entanglement. Entanglement? Sì. Cosa è l'entanglement? Non è facile da spiegare. Immagina l'entanglement come il sesso, come il miglior sesso che tu abbia fatto o possa fare in vita tua, moltiplicalo per tutte le gocce del mare e tutte le stelle dell'universo, degli universi e più o meno saprai cosa è l'entanglement. Come quella cosa lì ma con più filosofia. Da quella unione di quanto e quanta nasce quella che noi chiamiamo un po' sbrigativamente la fisica dei quanti ma che i quanti, dal loro rispettabile punto di vista, chiamano felicità. Comunque, neanche lo spazio-tempo di una sigaretta, senza sapere neanche i riespettivi nomi, il come e il quando, i quanti si separano e continuano il loro viaggio per l'infinito e oltre. E ora, immagina il nostro quanto che con un sorrisino scemo e i capelli arruffati vaga sgarzullo per l'universo trentasette virgola cinque più radice quadra di sette alla meno due e che prova una sensazione, prima vaga ma via via più insistente, una sensazione come se il multi-verso non sia più come prima, come quando si faceva bisboccia con gli amici a Betelgeuse o si andava a fare le penne ad Alfa Centauri. No, non è per niente come prima. È diverso ora. Universo diverso. Sembra il titolo di un pezzo dei Modà. Ed è diverso anche lui. Quanto si sente trattenuto. Legato. Quanto? Tanto. Ma lui è quanto e va. È condannato ad andare finché non incontrerà sulla sua strada un buco nero e ciao, tanti saluti. Quanti? Tanti. Egli, quanto, nel suo peregrinare sarà per sempre soggiogato da quel legame, da quel momento quantico di felicità e ovunque egli andrà, per quanti universi vagherà, per quanti tempi attraverserà, egli sarà sempre legato a quanta. Noi, questi eventi che uniscono i quanti li chiamiamo, un po' sgrigativamente, leggi della fisica quantistica, mentre loro, i quanti, lo chiamano amore. Foto del mio amico: @astrofedino